Roar Uthaug – THE WAVE (Bølgen)
– Una pellicola che si nutre di suspense e la restituisce in maniera intensa e quasi fisica.
- Suspense.
- Paesaggi incredibili.
- Un certo discorso sul rapporto natura-uomo.
- Una struttura un po’ troppo eroica.
- Le “aspettative” che si hanno da spettatore non vengono quasi mai disattese.
QUALCHE PAROLA (A CALDO):
Una catastrofe attesa e annunciata che ovviamente non viene evitata, un incastro narrativo che prevede la figura centrale del film impegnata a salvare la sua famiglia (e gli amici), un grado di eroismo richiesto nel momento clou della tensione e la prospettiva del sacrificio personale. Tutti temi molto cari ai disaster movies d’oltreoceano, ma cosa rende The Wave (Bølgen), film pienamente europeo, interessante oltre gli incredibili paesaggi che mostra?
La suspense!
Sebbene la struttura, l’arco narrativo, i personaggi e alcune sequenze siamo ovviamente ispirate da un certo cinema catastrofico e noiosamente basato sul concetto di eroe (quasi super-eroe) dei blockbuster americani tipici dei decenni a cavallo del 2000, questo film ha una dote che molte reiterazioni dello stesso concetto falliscono di trasmettere in maniera soddisfacente: la suspense.
All’interno di The Wave (Bølgen) ci sono almeno due sequenze che tengono lo spettatore sulla punta della poltrona (forse possiamo dire anche del divano visto il cambiamento nel tipo di consumo cinematografico avvenuto negli ultimi anni). Ci riferiamo, cercando di evitare il più possibile spoilers che rovinerebbero il film, a quei 10/15 minuti centrali prima dell’avvenimento e alla sequenza subacquea.
In special modo per quanto riguarda la prima di queste due sequenze citate, la sensazione di “disagio” raggiunge un livello quasi fisico: infatti, non solo siamo in tensione durante tutti gli interminabili minuti della sequenza, ma quasi viene da gridare ai personaggi per fargli accelerare le operazioni (grazie anche ad una sapiente e chiara semina degli stakes e delle conseguenze di tale evento).
Nella seconda sequenza, il disagio “fisico” diviene anche più apparente (ma forse meno potente): sebbene in alcuni tratti diventi palesemente irrealistica, la sequenza restituisce vivamente la sensazione del soffocamento subacqueo e quindi, tramite i classici processi identificativi spettatoriali, questa sensazione viene “simulata” e “processata” in prima persona.
Un’altra cosa che lo rende leggermente diverso (forse in questo tendenzialmente più europeo dei film a cui si ispira) è il tentativo iniziale di stabilire una sorta di connotazione simbolica per i luoghi: la città come posto freddo, rigido mentre la montagna ed il paese sui fiordi come posto pieno di anima (e perciò anche impetuoso). Sebbene questa impostazione quasi romantica informi il film nelle sue battute iniziali, viene poi abbandonata per favorire la discesa in una scrittura ben più calibrata sull’intrattenimento.
In conclusione, The Wave (Bølgen) è un film consigliato proprio per le caratteristiche che brevemente sottolineavamo in questo testo: la presenza di un blocco centrale assolutamente carico di suspense che rende l’esperienza di visione assolutamente godibile e, perché no, anche divertente.
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