Rian Johnson – LOOPER
– Un film che gioca sul piano cronologico della narrazione e stuzzica lo spettatore.
QUALCHE PAROLA (A CALDO):
Looper, film del 2012 di Rian Johnson, pur se pieno di problemi (almeno per quel che riguarda la nostra idea cinematografica ed il gusto di una certa coerenza), è un film interessante che cerca, tramite un utilizzo sapiente delle tecniche narrative, di stuzzicare lo spettatore invitandolo a ragionare.
Il gioco narrativo è basato su un’interessante intersezione di linee narrative cronologicamente distanti. Seppur qualche dubbio sulla tenuta coerente del testo narrativo ci venga – specialmente sulle dinamiche secondo le quali in presenza di mondi esistenti e temporalmente distanti, si possa cambiare qualcosa nel futuro (appunto esistente, non ipotetico) modificando il presente – è sul piano dei personaggi che la narrativa si fa più rotonda: è dunque intorno al concetto di bene e male, di perdita, disperazione e vendetta che si articola il lato meno kitsch, ma più interessante del film.
Infatti, piuttosto che rompere il loop così come previsto dalle regole del gioco a cui deve sottostare il protagonista – tramite l’uccisione della variante in pensione di se stesso – l‘atto che modifica invariabilmente “il mondo narrativo” raccontato consiste nel cambiamento che si ha nel momento in cui il bambino riesce a non perdere la sua guida nel mondo – la madre. L’omicidio di quest’ultima, avvenuto nelle varianti del loop precedenti, faceva sì che il bambino, una volta cresciuto, fosse assetato di vendetta e creasse un mondo senza speranza e senza via d’uscita. Il fatto che la mamma sopravviva in questa iterazione genera un effetto quindi positivo che, presumibilmente, interrompe il loop crudele del retirement.
Looper è un film che parte volendo essere più o meno innovativo, utilizzando una narrazione leggermente diversa dai canoni (seppur non eccessivamente originale), ma che poi trova riparo in uno studio del personaggio (e della psicologia umana) piuttosto classico.
E, a questo punto, una domanda ci sembra naturale farla: chi rappresenta secondo voi il piccolo Cid? Commentate e fateci sapere che ne pensate.
PRO:
- L’atmosfera noir dell’introduzione.
- La volontà di creare una narrazione che spinga lo spettatore ad essere parte attiva del processo interpretativo, piuttosto che semplice punto finale (e passivo) della comunicazione.
CONTRO:
- Un po’ di sfilacciamento narrativo.
- Ragionare, chiedendosi domande sul perché e sul come succedono determinate cose, distrugge il film (e rovina invariabilmente la sospensione dell’incredulità – o della credulità secondo Grodal).
Che ne pensi di questo film? Lascia un commento sotto e parliamone.
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