R. Howard – FROST/NIXON
– Film interessante e “classico” senza apparenti scivoloni.
QUALCHE PAROLA (A CALDO):
Frost/Nixon (di Ron Howard) è un film che parla di un momento cardine della storia degli Stati Uniti d’America: l’intervista di Frost a Richard Nixon dopo lo scandalo watergate e le dimissioni dello stesso Nixon prima che il Senato procedesse con il suo impeachment.
L’incontro (praticamente di boxe) tra Frost e Nixon ruota intorno ad un momento fondante della società americana cui Ron Howard riesce a donare un ottimo grado di suspense tramite il trattamento quasi classico del materiale a disposizione. Il regista riesce a creare un’amalgama particolarmente funzionante tra materiali d’archivio reali, materiali d’archivio finti (le finte interviste ai “protagonisti”) giocando ampiamente con i formati. Tramite la fotografia, inoltre, cerca di solleticare l’idea estetica che lo spettatore ha di quell’epoca piuttosto che mimarla e la contamina con una condizione d’urgenza di racconto (la macchina a mano).
È evidente come prima dell’inizio delle riprese ci sia stata una fase piuttosto intensa di ricerca (come accade in numerosi film di Howard tratti da storie vere, v. Apollo 13) e, sempre come norma nel cinema del regista americano, la lente d’ingrandimento viene messa sui personaggi e sul loro carattere. Laddove l’intervista di per sé viene trattata come un incontro di boxe (con numerosi richiami anche terminologici a questo sport), tutto ciò che circonda l’incontro/scontro si riempie di dettagli, minuzie e scene che raccontano il backstage, i caratteri e la vita personale di questi personaggi (v. la telefonata Nixon/Frost o anche la dinamica delle scarpe).
Nonostante una recitazione che raggiunge livelli eccelsi (in particolare per quel che riguarda Frank Langella), e pur riconoscendo gli strati interessanti del film e l’indubbia maestria tecnica di Ron Howard nel raccontare una storia, il problema per noi resta quello di non riuscire ad andare oltre quello che ci sembra essere un grado eccessivo di rigidità e di aderenza alla norma narrativa che lo rende un film, sebbene interessante, un po’ piatto, strutturalmente prevedibile e privo della vivacità che nasce spesso dalla rottura piuttosto che dal conformismo.
PRO:
- La ricerca.
- L’utilizzo di dettagli d’epoca per renderlo più verosimile.
- Un certo tipo di meta-riflessività (i formati ed il rapporto con i materiali d’archivio)
- Frank Langella.
CONTRO:
- Un po’ di staticità concettuale: la narrazione lo rende un po’ prevedibile (e non parliamo dell’evento in sé di cui si può indagare l’outcome già prima di vedere il film, ma proprio della struttura del film).
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