CHE NE PENSIAMO:
VOTO:
– Suspense ed un pizzico di matematica e fisica? Si può fare.
QUALCHE PAROLA (A CALDO):
Apollo 13 è un film che si nutre di suspense.
Con attenzione al dettaglio, una discreta dose di ricerca sui fatti avvenuti, il film riesce (tramite un montaggio veramente interessante) a ricreare tensione tra le varie parti e tenerla per gran parte del film.
In effetti, il set-up vero e proprio dell’incidente occupa circa 1/4 del film. Il resto ruota tutto intorno al modo e alle frenetiche ricerche per far sopravvivere i tre astronauti alla deriva a più di 200 mila miglia dalla Terra e farli riatterrare sulla Terra. Quindi la possibile trasformazione da quella che potrebbe essere la “darkest hour” per la NASA a quella che Ed Harris fiducioso definisce la “finest hour“.
Il film verso il finale assume ovvii tratti trionfalistici, parzialmente giustificati dall’enorme difficoltà dell’operazione e dal successo conseguente. Se i 2/3 dello spettro narrativo (navicella, ground control) sono gestiti in maniera impeccabile e con estrema sagacia, la dinamica narrativa della famiglia appesantisce un po’ il film, deragliandolo su binari fin troppo tradizionali del cinema americano.
In conclusione, tratto da una storia vera, il film fa di tutto per rimanere coerente e fedele agli avvenimenti, senza però rinunciare ad una sana dose di suspense creata con arte narrativa. Un equilibrio precario e difficile (sebbene parte di questa tensione sia intrinseca all’evento stesso) che però resta in piedi e lo rende un film interessante da guardare, premesso però che vi piacciano le “derive” spaziali e possiate andare oltre il poco sommesso tono trionfalistico del finale.
PRO:
- Ci è piaciuta molto la recitazione di Ed Harris.
- Il montaggio – molto molto difficile gestire la suspense spalmata non su due, ma su tre diversi punti di vista.
- La ricerca accurata e l’attenzione al dettaglio.
- Tematicamente: l’idea che il successo possa nascere dal fallimento.
CONTRO:
- Il film, forse anche sottilmente, critica l’attenzione mediatica che si rivolge a questo evento solo nel momento in cui si rivela un possibile dramma, ma cade forse, verso il finale, nella trappola del racconto epico di successo e grandeur, rendendolo quasi vittima dello stesso difetto mediatico che in maniera accennata criticava.
- Come già detto, il modo di gestire il punto di vista famigliare.
- Una certa forma mimetica e finanche troppo metodica di regia.
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