Apocalypse Later, please! è una sezione di questo sito che intende, in questi tempi particolari, offrire un consiglio su che film guardare: oggi “La finestra sul cortile”
Premessa su questa “rubrica”.
In questi tempi complicati, difficili e senza precedenti che prescrivono un tempo (al momento ancora indefinito) di isolamento e di chiusura all’interno delle proprie case, abbiamo pensato che avremmo potuto suggerire modi per usare questo tempo cercando di capovolgere la sensazione “apocalittica” che al momento avvolge di nebbia le nostre vite. Proveremo a trasformarla in qualcosa che possa farci pensare, anche ridere, “esorcizzando” la paura e le angosce.
Ogni giorno (o quasi) – sperando di mantenerci sani ancora a lungo [diavolo, questa è esattamente quella sensazione, quel pensiero che stiamo cercando di “esorcizzare”] – vi scriveremo di un film che per un motivo o per un altro ci sembrerà interessante da guardare o riguardare e che ha a che fare (anche se magari solo metaforicamente) con il concetto di Apocalisse (e le misure prese), così come trattato al cinema. Speriamo che possa aiutarvi a passare il tempo e chissà magari anche a farvi una risata – possibilmente spoilers free.
Il film di oggi: La finestra sul cortile
JEFF: Would you fix me a sandwich, please?
“Rear Window”
STELLA: Yes, I will. And I’ll spread a little common sense on the bread.
Chiusi in casa, a guardare gli altri.
Il film che oggi consigliamo di vedere, per la nostra rubrica Apocalyse Later, please! è La finestra sul cortile.
James Stewart – Jeff nel film – è costretto a rimanere chiuso dentro casa a causa di una gamba rotta ed ingessata. Ma Jeff [è un fotografo, un creativo che gira il mondo] non è una persona che sta a suo agio nell’essere rinchiusa in un posto e soffre questa condizione (vi ricorda qualcosa?). Allora, preso dalla voglia di essere all’esterno, comincia ad osservare attentamente dalla sua finestra il vicinato, coinvolgendo anche Lisa – la sua compagna [beh, questa è tutto un’altra plot line].
Il suo voyeurismo lo porta a credere che uno dei suoi vicini abbia commesso un omicidio: la sua sorveglianza su questa figura aumenta fino a quando si convince che la sua non è solo una sensazione paranoica, ma è la verità.
Lo è davvero? Tempo di guardare il film!
Il tono del film.
Il film è un’opera del maestro Alfred Hithcock del 1954. È un film che sfrutta tutte le caratteristiche classiche del suo cinema: un mix di suspense e humour che si interseca ed esplode poi nel finale. Si tratta di un capolavoro assoluto della cinematografia ed è uno di quei film che non può mancare dalle liste dei film visti.
Alcune analisi di questo film sono quasi interessanti come il film stesso: dallo studio psicologico sul voyeurismo ed i suoi problemi, fino alla metaforizzazione del cinema e dei dispositivi ottici all’interno del film, tutte segnalano come questo film sia una pietra miliare[1]. Su metacritic al momento il film ha uno score di 100/100. Non male no?
Anche il trailer strizza l’occhio ad una certa caratteristica di metariflessività del film nel paragone con il cinema. Eccolo:
Perché proprio questo film?
Il film problematizza la condizione di Jeff – rinchiuso in casa – e la porta agli estremi. Questa sensazione è qualcosa che quasi tutti quanti possiamo riconoscere di questi tempi. Ma il film ci sembra estremamente contemporaneo anche per altre dinamiche.
In questi giorni, il web pullula di video e notizie condivise da persone che riguardano quegli idioti che trasgrediscono le norme attualmente in vigore e mettono in pericolo la salute di tutta la comunità e fanno sì che i tempi di quarantena e isolamento si allunghino. Al di là della semplice e già espressa opinione su questi imbecilli, uno dei problemi che viene fuori riguarda però il diritto delle persone di additare, riprendere e condividere sul web una persona che adempia o meno alla legge.
In un periodo in cui le persone non trovano sfoghi alle loro emozioni e non possono dar sfogo agli istinti creativi propri di ognuno di noi, diventa pericoloso che le persone comincino ad identificarsi come sorveglianti attenti a controllare ogni movimento che può sembrare sospetto all’interno del vicinato.
Ora, se i meccanismi di controllo locali sono sempre stato un fattore di deterrenza per comportamenti sospetti, è anche vero che l’osservazione e la trasformazione di un comportamento osservato in “un fatto da segnalare” (vuoi per una lettura paranoica, per una lettura annoiata con la volontà di raggiungere un certo grado di eccitazione o per antipatie o perché ci sembra ingiusto che qualcuno non rispetti la legge mentre noi siamo in casa a soffrire) è spesso e volentieri un segnale preoccupante ed altrettanto deviante [e neanche così tanto di recente formazione]
La responsabilità delle forme di controllo di adempimento a direttive e leggi dovrebbe essere lasciata alle forze predisposte a tale compito perché presumibilmente preparate a riconoscere atteggiamenti devianti con il maggior grado di osservazione obiettiva impiegabile.
Se come dicevamo è vero che il comportamento di molte persone è assolutamente ingiustificabile, ci sono delle considerazioni che vorremmo fare in merito all’attività di questi auto dichiaratisi “controllori”:
1) Se la persona che viene additata come deviante e condivisa sui social fosse ad esempio un senzatetto?
2) Se scendete col vostro cane e incrociate una persona che vi si avvicina e qualcuno di questi “osservatori”, in maniera paranoica [pensate sempre che le persone non hanno nessuno sfogo al momento e quindi tendono a creare delle “storie”] legga questo avvicinamento come un atto deviante (non so, pensate ad una compravendita di droghe per esempio) e vi pubblichi additandovi come tale, cosa pensereste?
3) Ok, so che state pensando: ma io non vedo droghe e rispetto la legge, ma siamo sicuri che, visti da lontano, nessuno dei nostri atteggiamenti possa essere letto male? E se ciò avvenisse e uno di noi fosse messo sulla graticola, gli altri – i giudicanti – ascolterebbero le ragioni o si baserebbero sul pregiudizio che si sarebbero formati guardando questo o quel video e la parola di chi lo ha girato?
Tutte le domande presuppongono un punto di partenza: chi controlla colui che, senza nessuna formazione o investimento, controlla?
La società ha predisposto una struttura gerarchica che fa in modo tale che ci sia sempre un ulteriore grado di controllo per capire se chi fa questo lavoro lo fa nella maniera corretta o sbagliata. Non sempre ciò funziona nel modo corretto, è vero, ma chi dà il diritto alle persone di prendere il posto di questo meccanismo?
Un esempio di come questa cosa è stata dannosa in passato? Fate una semplice ricerca su Google e cercate qualche informazione sulla caccia alle streghe nel corso della storia e capirete come decine di persone sono state arse vive per fatti personali, sgarbi a questa persona o ad un’altra e senza nessuna forma di verifica sulle motivazioni della “denuncia”.
Sembra semplice essere d’accordo con qualcuno che esprime il suo disgusto per uno o un altro comportamento, ma spesso manca il necessario contesto che permette di essere obiettivi nel giudizio verso una tale dinamica.
Insomma se Jeff ha torto o ragione nel film, all’interno del contesto in cui viviamo è relativamente indifferente. Ciò che è importante è la problematizzazione di questi avvenimenti e il film ci rende conto di come, in realtà, le letture possono essere allo stesso tempo errate così come corrette e che fondamentalmente sarebbe meglio accendere “uno schermo” sulla finestra sul cortile piuttosto che mettersi con un telefono direttamente su di essa, aspettando il trasgressore [o presunto tale] per sputare il veleno che stiamo lentamente maturando in corpo.
Non sapete che film guardare stasera? Per suggerimenti, date un’occhiata al nostro Dizionario dei film.
Stufi di news, notizie, commenti brevi e vi interessa leggere di analisi di film e recensioni? Visitate la nostre sezione di Analisi.
NOTE:
[1] Se interessati a delle analisi del film, un’interessante fonte è il testo di Thomas Elsaesser e Malte Hagener, Teoria del film. Un’introduzione.