Woody Allen – A RAINY DAY IN NEW YORK
- Il tentativo di utilizzare una fotografia (e una colour) che ricordi la pellicola.
- Una certa agilità di Woody Allen nel girare a New York.
- Stanchezza creativa.
- Film che aggiunge poco ad una carriera eccellente.
- La fotografia di Vittorio Storaro sembra un pesce fuor d’acqua
- I personaggi sono scollati dalla loro età.
- Alcuni tratti recitativi sono troppo marcati.
- La regia non funziona un granchè.
Quindi lo consigliamo?
No, purtroppo.
Non lo consigliamo perché si tratta di un film di livello relativamente basso nella carriera di Woody Allen – a questo punto meglio andare a rivedere uno dei suoi film passati.
A Rainy Day In New York soffre di evidente stanchezza creativa che sembra non avere alcuna necessità espressiva alle spalle – sembra quasi un esercizio sterile di stile neanche ben riuscito.
Infatti, dal punto di vista stilistico, A Rainy Day In New York sembra lontanissimo anni luce dalle altre opere del regista americano: la fotografia ad esempio che pur godendo di un mostro sacro come Vittorio Storaro (l’illuminazione al museo è veramente ben fatta) sembra addirittura contenere degli errori quasi elementari (cosa succede nel primo dialogo tra Roland Pollard e Ashleigh? Un errore in asse?).
Lo stesso obiettivo registico di sostenere alcune delle scene con dei lunghi pianosequenza non viene sostenuto dalla mise en scene stessa, ad esempio nel momento in cui gli attori sostano in un campo a due e rendono il dialogo nudo, svelandone a tratti la retorica un po’ vacua.
Anche la recitazione ha dei problemi: sembra quasi che gli attori vogliano ricercare la propria idea di Allen come interprete, anziché rielaborarlo secondo le proprie corde espressive – lavoro di certo non facilitato dal fatto che sembra ci sia uno scollamento incolmabile tra l’età dei personaggi e il loro comportamento.
Insomma, non una pellicola indimenticabile.
In ogni caso, in fondo alla pagina trovate il trailer per decidere da voi se guardarlo o meno.
Citazione dal film
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Trailer:
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