CHE NE PENSIAMO:
VOTO:
– Un film che si perde in se stesso, nel tentativo di innalzare la posta in gioco.
QUALCHE PAROLA (A CALDO):
Personal Shopper, film del 2016 di Olivier Assayas, è a nostro parere un film che tenta, invano, di nascondere con tutte le forze il cuore della storia, per renderlo più interessante, ma che facendo così spunta le stesse armi del film.
Fondamentalmente, è un film sul processo del lutto e della morte di una persona cara. Il carattere misterioso viene ricreato utilizzando, in maniera piuttosto grossolana, il concetto di fantasma (nell’accezione più psicologica del termine). Il film si risolve nella presa di coscienza dell’essere soli dopo la scomparsa di una persona cara (“Sono sola?” “Si”).
Una cosa che abbiamo detestato profondamente è l’utilizzo piuttosto arbitrario (ma onnipresente) della dissolvenza in nero (che poi si risolve in quella in bianco nella presa di coscienza del processo del lutto).
La sensazione che il film ci ha dato a questa prima visione è che ci sia stata la volontà del regista di creare un filo intrecciato e forzatamente più complesso (tutta la storia del lavoro che il personaggio recitato da Kristen Stewart?) quasi come se non si fidasse della propria storia, del proprio fulcro tematico e narrativo, quando in realtà il fuoco emotivo del film era già ampiamente delineato (e anche sottolineato dalla recitazione di Kristen Stewart), senza necessità di imboscate di altre, francamente inutili, plot lines.
Ah, e si! Sappiamo che questo film ha permesso ad Assayas di vincer il premio per la regia a Cannes. E si! Non lo condividiamo.
Ma sappiamo anche benissimo come la soggettività della ricezione rende potenzialmente inutile ogni forma di “oggettivazione” che un premio come questo vorrebbe in realtà offrire. E che questa, in fondo, è solo un’altra “recensione” soggettiva.
PRO:
- Kristen Stewart offre una performance veramente importante.
- Una certa volontà di usare il linguaggio audiovisivo in una maniera non pigra (originale? non crediamo).
CONTRO:
- Troppe, troppe cose. Perché non concentrarsi sul core?
- Le dissolvenze in nero. Che rabbia.
- La volontà di rendere la presenza del processo di lutto come fantasmatica presenza si scontra con delle incongruenze irriducibili (i bicchieri chi li fa cadere?).
Che ne pensi di questo film? Lascia un commento sotto e parliamone.
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